Le politiche giovanili nella nostra comunità

Tento un riassunto delle principali riflessioni fatte durante l’incontro di martedì scorso (13 marzo ). Il tema trattato: le politiche giovanili nella nostra comunità.

1.
Riguardo alle politiche giovanili in questi ultimi anni si è diffusa la tendenza a sondare i bisogni della popolazione giovanile (sovente tramite interviste e questionari) nel tentativo di progettare e realizzare servizi congruenti alle esigenze rilevate.Ciò ha sicuramente arricchito le proposte rivolte alle nuove generazioni della nostra comunità. Tali servizi (Centro di Aggregazione, Informagiovani, Centro di ascolto e counselling per adolescenti, Servizi per l’impiego, ecc.) si configurano come servizi gratuiti, accessibili e conferiscono, opportunamente, ai giovani del nostro territorio lo status di cittadini, a pieno titolo. I rischi legati a tale processo sono sintetizzabili nella tendenza a ritenere che a tali servizi sia possibile delegare la soddisfazione dell’intera gamma dei bisogni espressi dalla popolazione giovanile della nostra città. È presente cioè il rischio della delega, cioè la tendenza a far sì che il tema della “presa in carico” del quadro articolato delle problematiche che riguardano i nostri ragazzi e le nostre ragazze riguardi i cosiddetti “esperti”, soprattutto quando il dialogo fra generazioni diviene più difficile e complesso.
I limiti di questa prospettiva sono anche accentuati dalla tendenza “policentrica” con cui i giovani tendono sempre più a muoversi nella nostra società, tendono cioè ad avere sempre più punti di riferimento, incontrando in questo loro “spostamento” varie figure adulte, ognuna con il proprio ruolo (genitori e figure parentali, insegnanti e formatori, istruttori, allenatori, educatori, animatori, gestori di locali pubblici, rappresentanti delle forze dell’ordine, pubblici amministratori, ecc.).
Di qui una prima importante riflessione sulla domanda di formazione e sulla necessità di avviare spazi di confronto e discussione tra le figure adulte che compongono una comunità chiamata a farsi carico senza delegare della “problematica” dell’educare.

2.
Allora parlare di politiche giovanili non è disconnesso da una riflessione che riguarda le caratteristiche della nostra comunità e della nostra città.
Quale modello di città proponiamo ai ragazzi? Quale progetto di comunità abbiamo pensato per e con loro? Forse nella città delle banche e delle agenzie immobiliari la dimensione commerciale e consumistica ha soffocato un bisogno di socialità determinando una scarsa visibilità di luoghi in cui sia possibile discutere, partecipare (al limite configgere se è il caso) intorno ai temi del bene comune. I giovani, a Chiavari, possono vedere, fare esperienza di queste forme di partecipazione civile? Eppure a loro sovente chiediamo impegno, chiediamo capacità d progettarsi e di proiettarsi nel futuro, chiediamo capacità dialogo e confronto. Consentiamo loro di apprendere tutto ciò?

3.
L’ultima riflessione concerne l’urbanistica. E’ auspicabile che Chiavari possa avere in futuro l’opportunità di recuperare aree importanti. Nel farlo, contrariamente a quanto è stato fatto in passato, ricordiamoci dei ragazzi e delle loro sane necessità, offrendo loro spazi di fruizione culturale, di protagonismo e di divertimento.

Bene, a partire da queste “provocazioni” già nel corso della discussione di martedì sono state avanzate alcune proposte concrete di cui non voglio appropriarmi, ognuno, se vorrà, potrà riproporle sul blog insieme alle nuove che mi auguro verranno.

Fulvio Di Sigismondo, educatore professionale