Quale avvenire per il litorale di Chiavari? (1/4)

Pubblichiamo, in più puntate, uno studio del geometra Giuseppe Nattero, progettista e direttore dei lavori per la costruzione del porto, sulla risistemazione del fronte mare di Chiavari.

Studio sul litorale di Chiavari

Tutto il litorale di Chiavari riveste un interesse notevole nell’economia cittadina.
Come tutte le città della costa, ed in particolare nella nostra Liguria, lo sviluppo economico di una città è direttamente proporzionale alla superficie degli arenili ed alle attrezzature per il diporto nautico.
Chiavari invece, sfruttando la sua ubicazione ha sempre caratterizzato il suo sviluppo sul commercio e si è sempre distinta come città prettamente commerciale.
Solo all’inizio degli anni Sessanta, con l’amministrazione Gatti, si è iniziato a guardare verso il mare con la creazione di opere notevoli, quali la passeggiata mare e poi il porto turistico, opere che hanno profondamente mutato le caratteristiche economiche della città.
Un accenno però va fatto alla costruzione delle imponenti opere di difesa del litorale che iniziate nell’immediato dopoguerra furono portate avanti sino alla fine degli anni Cinquanta.
È importante fissare un attimo di attenzione sulla disputa tra pennelli e dighe. La scelta dell’una o dell’altra soluzione ha i suoi sostenitori ed entrambi hanno valide ragioni.
A questo punto è necessario fare alcune precisazioni.
La scelta delle dighe parallele alla costa, quale valido ostacolo all’azione delle mareggiate, è stata fatta nei lontani anni Quaranta, dopo aver constatato l’insufficienza dei pennelli radicati sulla riva e protraentesi verso il largo.
I motivi per cui si scelse una soluzione invece dell’altra son i seguenti:
si progettano pennelli ove esistono reali movimenti di materiale inerte (ghiaie o sabbie) che a secondo dei venti dominanti vengono o a depositarsi a ridosso dei pennelli stessi.
Ove non esistono movimenti di materiale si impiegano le dighe parallele.
Esiste un ulteriore sistema di difesa ed è quello delle scogliere radenti, poste immediatamente a ridosso dell’opera da proteggere (quasi sempre un muro di sostegno di una strada o di una via ferrata).
Questi erano grosso modo i sistemi di protezione validi negli anni Quaranta.
Nell’immediato dopoguerra, con l’invenzione delle macchine per movimento terra, le modalità di progettazione delle opere di difesa cambiarono, in quanto fu possibile creare ripascimenti artificiali anche in località dove i ripascimenti naturali non esistevano.
Si ha pertanto un valido motivo per rimettere in discussione tutto il complesso di opere di difesa del litorale di Chiavari, così da creare la possibilità di ottenere un arenile molto più ampio e duraturo ove sia possibile insediare attività balneari di tutto rispetto e degne di una città quanto prima capoluogo di provincia.
La costruzione all’inizio degli anni Sessanta di un porto di quarta classe e della vicina area di colmata hanno costituito un elemento che cambia totalmente le previsioni fatte dai tecnici del Ministero dei Lavori Pubblici negli anni Quaranta sulla difesa del litorale e dell’abitato di Chiavari.
È pertanto necessario guardare tutto il complesso (arenili, porto, area di colmata) nel loro insieme in quanto un intervento su ognuno di questi punti si interseca con i problemi degli altri.
Gli interventi che a nostro modo di vedere si rendono necessari sono i seguenti:

  • il porto turistico si è rivelato insufficiente e la richiesta di ulteriori ormeggi è continua;
  • l’area di colmata è da oltre vent’anni in condizione di abbandono e di inefficienza;
  • l’arenile a ponente del porto è scarso e non idoneo all’installazione di stabilimenti balneari efficienti e funzionali;
  • l’arenile di levante ha subito nel tempo un notevole imbonimento ed è soggetto ad ogni alluvione dell’Entella a ricevere la porcheria che il fiume in piena porta la mare.

Vai al post successivo, quello sul porto