Sintesi dell’assemblea del 28 marzo sulla mobilità

Tre premesse:
1) L’art. 16 della Costituzione Italiana sancisce il diritto alla mobilità: “Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche.”
Circolare liberamente è un diritto che l’amministrazione deve tutelare attivando politiche che agevolino e tutelino la mobilità dei cittadini.

2) L’inquinamento: i dati parlano di 39000 morti ogni anno dovute alle polveri sottili (PM 10) e la UE chiede all’Italia un piano di risanamento dell’aria, per non incorrere in sanzioni.

3) I cittadini ci dicono che ragionare di traffico è importante; infatti ne parlano spesso e sono disposti anche ad organizzarsi con raccolte firme e movimenti di opinione per orientare le scelte dell’amministrazione.

Due sono le possibili linee politiche da seguire:
– incentivare l’uso dell’auto, con politiche che ne facilitino il movimento;
– studiare alternative, con politiche che sviluppino altre modalità di mobilità.

L’osservazione della situazione chiavarese, fatta anche in modo non scientifico, ci evidenzia situazioni di congestione in alcune zone ad alcune ore, un aumento di macchine posteggiate nell’area di piazza dell’umanità, problemi di sicurezza.
D’altra parte le alternative al mezzo privato appaiono deboli.
Il mezzo pubblico ha orari che mal si conciliano con i tempi delle persone. Inoltre non si riesce a comprare i biglietti facilmente e la gente teme anche per la sicurezza a bordo perché non c’è controllo sui viaggiatori.
Inoltre la mancanza di piste o percorsi ciclabili scoraggia l’uso della bicicletta.

Dal dibattito:
– Emerge la necessità di avere maggiore conoscenza dei dati sul traffico a Chiavari: quante auto entrano e escono dalla città, ma anche quali motivazioni determinano l’uso dell’auto?
– Il legame con l’auto è viscerale. È soprattutto una questione culturale. Ci vogliono politiche che educhino al cambiamento di cultura della mobilità.
– Non si può ostacolare chi si è comprato l’auto facendo un grosso sforzo economico. Le politiche per una mobilità alternativa devono procedere di pari passo con quelle per una riorganizzazione del traffico automobilistico cittadino.
– Se non avesse costi enormi, sarebbe da riprendere l’ipotesi di un tunnel sotterraneo che tagli la città passando sotto la colina della circonvallazione, unendo Ri con Sampierdicanne.
– Creare grossi posteggi in periferia e attivare un servizio di navetta gratuita potrebbe essere una soluzione: occorre però individuare le aree.
– Molte persone si spostano in auto per raggiungere il posto di lavoro: si potrebbe incentivare le aziende perché trovino soluzioni organizzative che diano respiro al traffico.
– È giusto pagare il posteggio, perché la tariffa ha anche un valore regolativo della sosta: occorre però definire le tariffe orarie in modo da stimolare l’automobilista ad andare nelle zone dove si paga meno e limitarne la sosta nel centro storico, con tariffe più “aggressive”.
– Le aziende che hanno più di 300 dipendenti dovrebbero avere un mobility manager. Anche il Comune potrebbe dotarsi di questa figura tecnica (eventualmente ci si può anche convenzionare con gli altri Comuni del comprensorio per prenderne uno in comune).
– È scientificamente provato che la costruzione di nuove infrastrutture (autosilos, parcheggi interrati …) attira un numero maggiore di auto e quindi determina un aumento del traffico cittadino.
– Chiavari è città di anziani che hanno bisogno di auto sotto casa.
– Tra Sestri e Rapallo è necessaria una linea ferroviaria metropolitana.
Una città vivibile attira i turisti.

Conclusioni e proposte.

1) In centro miglioriamo la mobilità pedonale. Eliminiamo le barriere architettoniche, per facilitare il movimento di tutti i cittadini.
Dalle periferie al centro allestiamo piste o percorsi ciclabili: in particolare da Caperana occorre sistemare tutto il lungo Entella, individuando anche le vie di accesso lungo via Parma e via Piacenza.

2) Facilitiamo l’uso del mezzo pubblico premiando in servizi (sconti negli esercizi commerciali, ore di sosta a prezzo agevolato, …) chi adotta buone pratiche (non usa l’auto da solo, non esaurisce il credito di ore di sosta la prima settimana…)

3) Concordiamo con APCOA una diversa politica delle tariffe, differenziando da zona a zona. Una parte del pedaggio può essere utilizzato per finanziare eventuali servizi per incentivare l’uso del mezzo pubblico. Ad esempio si potrebbe premiare con dieci ore di parcheggio gratuito chi fa l’abbonamento per l’uso del bus. Il comune deve poter esercitare, tramite la scelta delle tariffe, la politica della sosta.

4) Bisogna ridurre le auto provenienti dai comuni esterni; un’idea è quella di impiegare una parte dei proventi dei parcheggi per garantire l’efficienza del servizio pubblico, nell’ambito di accordi per la mobilità  stipulati sotto la regia della provincia. Vale sempre la proposta di premiare in servizi le buone abitudini.
Nell’ambito di questi accordi le aziende di trasporto riescono a migliorare la qualità  del servizio. Lo scopo è quello di rendere il mezzo pubblico più vantaggioso di quello privato.

5) Istituiamo la figura del mobility manager, anche in convenzione con i comuni limitrofi per organizzare la mobilità cittadina e comprensoriale.

6) Individuiamo aree periferiche per posteggiare e attivare un servizio navetta verso il centro.