Tributi Italia: a che punto siamo?

Sono passati oltre due mesi dall’articolo Tributi Italia spa: “Riscuoti i soldi e scappa?“: vediamo ciò che è successo nel frattempo.

Proviamo a farlo da quattro punti di vista: quello dei lavoratori, della commissione del ministero delle finanze incaricata della vigilanza sull’albo dei riscossori, delle amministrazioni locali, dei contribuenti.

I lavoratori hanno ricevuto a fine Novembre la mensilità di Agosto e in questi giorni un acconto sullo stipendio di settembre: ad oggi sono creditori nei confronti di Tributi Italia di parte della   mensilità di Settembre, dell’intera mensilità di Ottobre, Novembre e della tredicesima, oltre che di tutti i contributi del 2009. Poiché l’azienda non ha ancora formalizzato lo stato di crisi, non usufruiscono di alcun ammortizzatore sociale (cassa integrazione ordinaria o in deroga), vivono nello smarrimento totale, senza intravedere concrete soluzioni al loro dramma. Si sono rivolti ai sindacati, alla regione, a tavoli nazionali senza per ora ottenere alcun risultato concreto, solo dichiarazioni d’intenti. In uno stato di diritto secondo la costituzione fondato sul lavoro, com’è possibile che un’azienda che non riesce a garantire il pagamento degli stipendi dei suoi lavoratori non sia automaticamente dichiarata in stato di crisi?

La commissione del ministero delle finanze incaricata di vigilare sugli iscritti all’albo dei soggetti abilitati alla riscossione, dopo anni di incuria che hanno condotto alla situazione attuale, a fine novembre ha prima sospeso poi cancellato Tributi Italia dall’albo con un’ordinanza talmente ‘discutibile’ che è stata immediatamente sospesa dal presidente del TAR del Lazio in attesa della sentenza della camera di consiglio che avverrà il prossimo 13 gennaio. Come mai dopo anni di cecità la commissione ha ritenuto di dover cancellare Tributi Italia dall’albo con effetto immediato, con l’ovvia conseguenza di vedere il proprio decreto sconfessato dal presidente del TAR e quindi di permettere a Tributi Italia di chiedere danni ai comuni, che nel frattempo avevano rescisso unilateralmente i contratti, e al ministero delle finanze?

Le amministrazioni locali vedono aggiunta la beffa al danno: oltre ad essere creditori di grosse somme nei confronti di Tributi Italia e a dover correre al riparo affinché tali somme non aumentino, si vedranno citare per danni dall’spa per aver affidato temporaneamente la riscossione ad un altro concessionario, nell’intento di assicurare la continuità del servizio.
D’altronde anche loro hanno responsabilità, avendo tergiversato per mesi, talvolta anni, prima di affrontare l’inadempienza di Tributi Italia.
Inoltre hanno il problema di atti emessi da Tributi Italia e non ancora incassati che, una volta che il concessionario dovesse essere messo nell’impossibilità di operare, rischiano fortemente di non incassare mai più (parliamo nel complesso di oltre 500 milioni di euro, che si vanno a sommare ai circa 90 milioni di euro già incassati da Tributi Italia ma mai versati). Sono tutti crediti presenti nei bilanci dei comuni, non è difficile immaginare che per alcuni di questi le cifre in gioco siano tali da poterne determinare il dissesto.

Per quanto concerne i contribuenti abbiamo due categorie:

  • gli evasori: felici perché per molti di loro si prospetta la possibilità di farla franca;
  • gli onesti: dovranno stare particolarmente attenti a non pagare più volte il dovuto, a Tributi Italia e ad un altro concessionario piuttosto che all’esattoria del Comune, perché, in questa confusione, le cartelle che potranno vedersi recapitare rischiano davvero di essere fuori da ogni controllo.

Il 26 sera, mentre scrivevo queste righe e riflettevo sul fatto che l’Italia chiude il 2009 con circa 750 mila disoccupati in più e un milione di cassintegrati con il posto a rischio, il Tg1, guardandosi bene dall’affrontare questi problemi, trasmetteva servizi in cui si descriveva lo shopping della regina Elisabetta nei supermercati e ci si interrogava sui gusti degli italiani relativamente a cani o gatti, intervistando un’esperta del calibro di Valeria Marini.