La tutela della salute

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La tutela della salute

La salute è un bene al tempo stesso personale e comunitario. Il mantenimento della salute o il suo recupero non sono solo un interesse, un bisogno del singolo, ma riguardano tutta la comunità nella quale quel singolo vive.
E questo non solo per i costi che l’Ente locale che amministra quella comunità deve sostenere, dal momento che costi come, ad esempio, quelli per il recupero di un alcolista o di un tossicodipendente, o per il sostegno ad una famiglia con un anziano non autosufficiente, non sono costi esclusivamente sanitari.
Non è solo per un discorso di costi che consideriamo la salute un bene comunitario e non solo personale. La salute è un bene comunitario anche perché non c’è star bene senza appartenenza ad una comunità. Sentirsi parte attiva e viva di una comunità e per tutti noi componente imprescindibile del nostro stare bene, del nostro essere in salute.
Se ci pensiamo, la maggior parte delle forme di disagio sono correlabili ad esperienze negative di vita nella comunità di appartenenza (alcolismo, tossicodipendenza, disagio minorile, ma anche senile), tanto che, per cercare il recupero della salute, la società organizza piccole comunità di recupero specializzate, dei micro-cosmi per recuperare la capacità di rientrare nel macro-cosmo.
Le comunità di recupero ci dicono che, per recuperare la salute, non basta curare il corpo, occorre riabilitare la vita di relazione: non c’è salute senza ri-socializzazione, senza ri-inclusione.
Dare riconoscimento al processo di co-costruzione della nostra realtà sociale che cittadini, famiglie, realtà del terzo settore e associazionismo compiono insieme con l’amministrazione comunale significa dare centralità alla promozione e quindi significa compiere un passo attivo verso il diritto alla salute. Parlare oggi di bisogni di salute significa riconoscere che la salute si costruisce con città a dimensione delle necessità dei suoi cittadini, con l‘indicazione di nuovi stili di vita, con la promozione di una cura condivisa verso la propria salute, con un approccio educativo che riconosca il rapporto dialettico esistente tra risorse e bisogni.
Per migliorare lo stato di salute e rispondere ai bisogni dei cittadini è necessario spostare l’attenzione dalle “politiche di servizi” alle “politiche di salute”, con le quali si definiscono le scelte strategiche relative ai problemi prioritari da affrontare e le linee di intervento intersettoriali con cui raggiungere determinati traguardi di salute della popolazione locale, ad esempio, con interventi volti a promuovere il ruolo sociale dell’anziano e la sua autonomia oppure con una pianificazione urbanistica che tuteli le aree verdi e migliori la sicurezza stradale, con interventi a favore dello sviluppo del volontariato. Sono solo alcuni esempi di azioni che possono portare a migliorare in modo sostanziale la salute dei cittadini.
Un altro obiettivo importante delle “politiche di salute” è far crescere nella popolazione la capacità di controllo sulla propria salute creando occasioni di partecipazione effettiva alle scelte e sviluppando le conoscenze e le abilità personali di promozione della salute.
Questi obiettivi richiedono che si attui un processo di coinvolgimento e di partecipazione attiva alla tutela e alla promozione della salute, da parte di tutti coloro che possono intervenire sui fattori determinanti per la salute: decisori politici, cittadini, scuola, mondo del volontariato, imprenditori, operatori sociosanitari, mondo della comunicazione.

Alcune linee di intervento:

  1. attivazione di un “Centro di prevenzione e promozione della salute” in collaborazione con le associazioni di volontariato e con la ASL 4, che metta in rete le risorse e le azioni già poste in essere, al fine di favorire la confluenza e l’incontro di esperienze e competenze diverse, la progettazione di interventi mirati, la creazione di una sorta di banca delle disponibilità e delle competenze. Il Centro deve diventare un punto di riferimento per la persona che cerca un ascolto del proprio bisogno di salute, prima ancora del servizio sanitario;
  2. realizzazione di corsi di formazione per genitori e per insegnanti in ordine alla prevenzione;
  3. integrazione dell’organico dei servizi sociali con le figure professionali necessarie.

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