chiavari 2.0

Bene, se siete arrivati a al blog, lo sapete usare, siete rimasti soddisfatti di non avere nuovamente trovato quelle tristi pagine che caratterizzano i siti dei nostri politici locali…

Allora forse, anche se non mangiate pane e social networking e siete convinti che ajax sia una specie di detersivo, avete gia’ una idea di cosa sia il concetto di web 2.0.

Ecco perche’ chiavari 2.0 e’ lo slogan con cui ci proponiamo.

Intanto perche’ conosciamo la rete, la sua forza, e tanti suoi interessanti nodi

Poi perche’ abbiamo capito la forza dell’open

Qualcuno di noi ha pure letto le teorie di Richard Florida. E ne conosco uno che ha l’indirizzo mail di RS Gnu in persona.

Ma questa parte di politica open source, partecipativa, di network sociale, collaborativa… (chiamatela come ‘aspita vi pare, io la chiamo 2.0) si deve fondere con l’altra faccia della politica. Quella che viene dal vecchio sistema. Una sorta di moderate hacktivism dove il vecchio ed il nuovo collaborano. Perche’ non siamo su second life.

Poi quando leggiamo che per fare Italia.it hanno speso 45 milioni di euro e per fare sestri-levante.it hanno speso “solo” 30.000 euro, e sappiamo che per fare chiavari.it 7000 euro sono una grossa cifra… allora ci rendiamo conto che i politici italiani NON solo NON capiscono una cippola di reti, ma alcuni addirittura se ne vantano.

E spesso, il sistema bancario e’ altrettanto arretrato.

Chiaramente questo e’ un grave ostacolo per lo sviluppo dell’innovazione, della ricerca e della competitivita’. E questo ostacolo ci mette in declino.

In societa’ che hanno compreso questo, si e’ gia’ puntato, con ottimi risultati, all’innovazione tecnologica

Solo che una lista civica non e’ un partito ad una idea sola (come per esempio sono: il Partito Pirata, che si interessa quasi esclusivamente dei diritti digitali e delle liberta’ digitali o gli Antiproibizionisti che vogliono una cosa ben precisa. Su cui concordo. O come i Verdi. Un tempo, almeno.)

Una lista civica non puo’ presentarsi con una idea sola. Non si puo’ fare una lista civica che faccia della sola innovazione tecnologica il suo unico fine. Muore subito. Una lista civica deve occuparsi’ di una complessita’ di cose. Pero’ puo’ affrontarle utilizzando al meglio e nella maniera meno dispendiosa la tecnologia e le opportunita’ che con essa arrivano. Opportunita’ funzionali, economiche e di miglioramento del livello di qualita’ della vita.

Si puo’ e si deve quindi formare una lista di persone che hanno capito che l’innovazione tecnologica e’ un ottimo mezzo per ottenere diversi fini. Insomma: pinguini e utonti allo stesso tavolo. A spiegarsi le reciproche diffidenze. A tollerarsi. Nella radice originaria: supportarsi. Social network anche questo.

Una lista civica deve fare i conti con la rumenta, la viabilita’, l’illuminazione (quella pubblica e quella trascendentale), la sanita’, la scuola…

Deve fare delle scelte che NON piaceranno a tutti. Nessuno puo’ piacere a tutti, lo ricordava Ribes in qualche commento. Non si piace a tutti ma si puo’ far si che, a distanza di anni, chi in passato non era favorevole si ricreda. Come? Avendogli dimostrato che avevamo ragione. Dobbiamo cioe’ dimostrare in tutti i modi (pacifisti, non violenti, legali e democratici) che esistono, che abbiamo ragione. E dimostrare di essere coerenti.

Signori, siamo in politica, l’agone e’ caldo. Abbiamo di fronte a noi forze politiche che hanno soldi, stampa e primedonne da esibire come Kandydato Syndaco.

Noi no.

Noi…

Abbiamo una linea di programma teorica abbastanza ben definita che spazia appunto dalle teorie alla conoscenza diretta delle necessita’ pratiche del posto dove viviamo e lavoriamo. Conosciamo le teorie? Applichiamole nella realta’.

Sappiamo abitare la rete. Questo puo’ essere il nostro asso nella manica.

Abbiamo veramente le competenze per coprire ruoli difficili.

E vorremmo cambiare alcune strategie “perdenti” che le amministrazioni precedenti hanno perseguito da almeno gli ultimi 15 anni…

Cla