Ci possiamo fidare della Presidente del Consiglio Comunale?

Il comportamento tenuto dalla Presidente del Consiglio Comunale di Chiavari, Silvia Garibaldi, durante l’ultimo Consiglio Comunale ci induce ad una riflessione in merito alla adeguatezza della persona per il compito a lei affidato dal Consiglio.

L’art.39 del Testo unico degli Enti locali del 2000, definisce indubbiamente il Presidente dell’Assemblea Consiliare, quale presidente di tutto il collegio, nella sua unità istituzionale, e suo rappresentante, in funzione del corretto funzionamento dell’istituzione in quanto tale, ovvero in funzione neutrale.
La sua elezione costituisce espressione di una “fiducia” dell’Assemblea sulla capacità dell’eletto di farsi garante del corretto funzionamento dell’organo e della sua neutralità rispetto alle istanze politiche, quale che sia la parte politica d’appartenenza e la maggioranza che ha concorso alla sua nomina.
Cosicché, di contro, anche comportamenti che violano questa richiesta neutralità sono idonei a far venire meno il rapporto fiduciario ed a costituire una valida ragione di cessazione della carica.

Ricordiamo che la Presidente del Consiglio Comunale chiavarese si è resa protagonista di un fatto palesemente contrario al ruolo di garante neutrale di tutti i consiglieri, allegando alla convocazione del Consiglio una lettera anonima contro uno dei gruppi consiliari,  pubblicata da un organo di informazione.

Questo fatto, in maniera inequivocabile, rappresenta una chiara situazione di non neutralità, tale da far venir meno la fiducia nella persona eletta a presiedere l’Assemblea consiliare.

Una minoranza compatta potrebbe anche chiedere ufficialmente una mozione di sfiducia della Presidente, così come la maggioranza stessa potrebbe farlo, riconoscendo che il comportamento della Garibaldi è lesivo dell’immagine che questa amministrazione vuole dare di sè, così come la stessa Garibaldi potrebbe anticipare tutti riconoscendo il proprio comportamento scorretto, dando adeguata garanzia di non ripetere più in futuro simili atti, oppure dimettendosi dall’incarico a lei assegnato, qualora non ritenesse di poter fornire tale garanzia.