Venerdì scorso l’Amministrazione di Lavagna ha risposto all’invito fatto da Partecip@ttiva e ha organizzato un incontro pubblico per illustrare ai cittadini i progetti di intervento sul bacino dell’Entella predisposti dalla Provincia. Il primo lotto, già in fase di approvazione della progettazione definitiva, prevede un argine di alto fino a a 4 metri e largo 25 nel tratto compreso tra il Rio Rezza ed il ponte della libertà, seguendo il “seggiun” napoleonico attraverso la piana degli orti. Il secondo lotto, che è parte integrante del progetto presentato in questi giorni dalla Regione ai comuni della piana dell’Entella, prevede un argine di pari altezza “a difesa” dell’abitato della Madonna del Ponte e nuovi collegamenti stradali che sottopassano il nodo del ponte della Maddalena.
Ci pare interessante sottolineare che anche l’amministrazione lavagnese ha condiviso con i cittadini presenti lo stupore del fatto che un progetto del genere, costato ben € 700.000,00, non abbia tenuto in alcun conto degli affluenti che formano l’Entella (Lavagna, Sturla e Graveglia), e non abbia pensato quindi a progettare interventi che contribuiscano a rallentare e contenere la quantità d’acqua che questi possono riversare nell’Entella in caso di forti piogge. Si potrebbero evitare così opere sulla cui efficacia sia Partecipattiva che i cittadini di Lavagna avanzano molti dubbi, fra tutti almeno per quel che riguarda la soluzione avanzata per il contenimento dei diversi rivi che dovrebbero confluire in una sorta di canale scolmatore sotterraneo, rispetto al quale nulla si sa ad esempio su come si potrà provvedere alla pulizia dello stesso.
Tante persone hanno chiesto che le istituzioni si indirizzino a progettare interventi dal costo più limitato, più efficaci e ad impatto zero come la pulizia del fiume, la modifica dello sbocco del rio Rezza e degli altri rii, la realizzazione di archi a sostegno dei ponti, invece dei pilastri, che oggi poggiano sul letto del fiume.
Partecip@ttiva vista la contrarietà dei cittadini intervenuti e della stessa amministrazione lavagnese si domanda:
– come è stato possibile arrivare ad una progettazione così avanzata senza il consenso della popolazione?
– perchè il concetto di “messa in sicurezza” deve per forza tradursi in elevazione di argini con il conseguente aumento di velocità delle acque?
– come mai ad oggi uno studio così complesso non è stato accompagnato da alcuna simulazione fatta in vasca artificiale?
– perchè si progettano opere con previsioni di piena di 50/200 anni diverse fra loro?
Abbiamo bisogno di sentire risposte credibili a queste domande. Anche se una prima progettazione definitiva è già stata approvata, si ritiene che i dubbi dei cittadini e dell’amministrazione lavagnese debbano essere presi in considerazione per rimettere in discussione quanto già deciso.